Filippo Romolo Neri (Firenze, 21 luglio 1515 – Roma, 26 maggio 1595) fu un sacerdote italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Fiorentino d’origine, si trasferì, ancora molto giovane, a Roma, dove decise di dedicarsi alla propria missione evangelica in una città corrotta e pericolosa, tanto da ricevere l’appellativo di «secondo apostolo di Roma».
Radunò attorno a sé un gruppo di ragazzi di strada, avvicinandoli alle celebrazioni liturgiche e facendoli divertire, cantando e giocando senza distinzioni tra maschi e femmine, in quello che sarebbe, in seguito, divenuto l’Oratorio, ritenuto e proclamato come vera e propria congregazione da papa Gregorio XIII nel 1575.
Per il suo carattere burlone, fu anche chiamato il «santo della gioia» o il «giullare di Dio».
Alla sua vita e ai suoi detti sono ispirati State buoni se potete, film del 1983 di Luigi Magni, un omonimo album del cantautore Angelo Branduardi, colonna sonora di detto film, e uno sceneggiato televisivo del 2010, Preferisco il Paradiso, interpretato da Gigi Proietti.
Filippo è stato senza dubbio uno dei santi più bizzarri della storia della Chiesa, tanto da essere definito santo della gioia o buffone di Dio. Colto, creativo, amava accompagnare i propri discorsi con un pizzico di buon umore. Confessava con la stessa discrezione e la stessa bonarietà sia poveri che ricchi, sia principi che cardinali, dando a volte penitenze alquanto bizzarre, sicuro che, dopo aver fatto una simile figuraccia, il penitente non avrebbe più provato a compiere quel peccato. Vi è ad esempio un simpatico aneddoto che narra come a una donna, che aveva il vizio di sparlare degli altri, fu comandato dal santo di spennare per strada una gallina morta e poi di raccoglierne tutte le penne volate via. Alla richiesta del perché, da parte della donna, rispose che questo era come il suo sparlare, le sue parole si spargevano ovunque e non si potevano raccogliere più. Si offriva a tutti con generosità e soprattutto con un buon sorriso, tanto da essere definito dai contemporanei come Pippo il Buono. Questo è il quadro che ci danno di lui i suoi contemporanei, gli uomini che lo conobbero di persona.