San Barnaba, Apostolo

Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI (31 gennaio 2007)

Cari fratelli e sorelle,
proseguendo il nostro viaggio tra i protagonisti delle origini cristiane, dedichiamo oggi la nostra attenzione ad alcuni altri collaboratori di S. Paolo. Dobbiamo riconoscere che l’Apostolo è un esempio eloquente di uomo aperto alla collaborazione: nella Chiesa egli non vuole fare tutto da solo, ma si avvale di numerosi e diversificati colleghi. Non possiamo soffermarci su tutti questi preziosi aiutanti, perché sono molti. Basti ricordare, tra gli altri, Èpafra (cfr Col 1,7; 4,12; Fm 23), Epafrodìto (cfr Fil 2,25; 4,18), Tìchico (cfr At 20,4; Ef 6,21; Col 4,7; 2 Tm 4,12; Tt 3,12), Urbano (cfr Rm 16,9), Gaio e Aristarco (cfr At 19,29; 20,4; 27,2; Col 4,10). E donne come Febe (cfr Rm 16, 1), Trifèna e Trifòsa (cfr Rm 16, 12), Pèrside, la madre di Rufo – della quale S. Paolo dice: “È madre anche mia” (cfr Rm 16, 12-13) – per non dimenticare coniugi come Prisca e Aquila (cfr Rm 16, 3; 1Cor 16, 19; 2Tm 4, 19). Oggi, tra questa grande schiera di collaboratori e di collaboratrici di S. Paolo rivolgiamo il nostro interessamento a tre di queste persone, che hanno svolto un ruolo particolarmente significativo nell’evangelizzazione delle origini: Barnaba, Silvano e Apollo.

B
arnabasignifica «figlio dell’esortazione» (At 4,36) o «figlio della consolazione» ed è il soprannome di un giudeo-levita nativo di Cipro. Stabilitosi a Gerusalemme, egli fu uno dei primi che abbracciarono il cristianesimo, dopo la risurrezione del Signore. Con grande generosità vendette un campo di sua proprietà consegnando il ricavato agli Apostoli per le necessità della Chiesa (cfr At 4,37). Fu lui a farsi garante della conversione di Saulo presso la comunità cristiana di Gerusalemme, la quale ancora diffidava dell’antico persecutore (cfr At 9,27). Inviato ad Antiochia di Siria, andò a riprendere Paolo a Tarso, dove questi si era ritirato, e con lui trascorse un anno intero, dedicandosi all’evangelizzazione di quella importante città, nella cui Chiesa Barnaba era conosciuto come profeta e dottore (cfr At 13,1). Così Barnaba, al momento delle prime conversioni dei pagani, ha capito che quella era l’ora di Saulo, il quale si era ritirato a Tarso, sua città. Là è andato a cercarlo. Così, in quel momento importante, ha quasi restituito Paolo alla Chiesa; le ha donato, in questo senso, ancora una volta l’Apostolo delle Genti. Dalla Chiesa antiochena Barnaba fu inviato in missione insieme a Paolo, compiendo quello che va sotto il nome di primo viaggio missionario dell’Apostolo. In realtà, si trattò di un viaggio missionario di Barnaba, essendo lui il vero responsabile, al quale Paolo si aggregò come collaboratore, toccando le regioni di Cipro e dell’Anatolia centro-meridionale, nell’attuale Turchia, con le città di Attalìa, Perge, Antiochia di Pisidia, Iconio, Listra e Derbe (cfr At 13-14). Insieme a Paolo si recò poi al cosiddetto Concilio di Gerusalemme dove, dopo un approfondito esame della questione, gli Apostoli con gli Anziani decisero di disgiungere la pratica della circoncisione dall’identità cristiana (cfr At 15,1-35). Solo così, alla fine, hanno ufficialmente reso possibile la Chiesa dei pagani, una Chiesa senza circoncisione: siamo figli di Abramo semplicemente per la fede in Cristo.

I due, Paolo e Barnaba, entrarono poi in contrasto, all’inizio del secondo viaggio missionario, perché Barnaba era dell’idea di prendere come compagno Giovanni Marco, mentre Paolo non voleva, essendosi il giovane separato da loro durante il viaggio precedente (cfr At 13,13; 15,36-40). Quindi anche tra santi ci sono contrasti, discordie, controversie. E questo a me appare molto consolante, perché vediamo che i santi non sono “caduti dal cielo”. Sono uomini come noi, con problemi anche complicati. La santità non consiste nel non aver mai sbagliato, peccato. La santità cresce nella capacità di conversione, di pentimento, di disponibilità a ricominciare, e soprattutto nella capacità di riconciliazione e di perdono. E così Paolo, che era stato piuttosto aspro e amaro nei confronti di Marco, alla fine si ritrova con lui. Nelle ultime Lettere di S. Paolo, a Filèmone e nella seconda a Timoteo, proprio Marco appare come “il mio collaboratore”. Non è quindi il non aver mai sbagliato, ma la capacità di riconciliazione e di perdono che ci fa santi. E tutti possiamo imparare questo cammino di santità. In ogni caso Barnaba, con Giovanni Marco, ripartì verso Cipro (cfr At 15,39) intorno all’anno 49. Da quel momento si perdono le sue tracce. Tertulliano gli attribuisce la Lettera agli Ebrei, il che non manca di verosimiglianza perché, essendo della tribù di Levi, Barnaba poteva avere un interesse per il tema del sacerdozio. E la Lettera agli Ebrei ci interpreta in modo straordinario il sacerdozio di Gesù. […]

Tutti e tre questi uomini (Barnaba, Silvano e Apollo) brillano nel firmamento dei testimoni del Vangelo per una nota in comune oltre che per caratteristiche proprie di ciascuno. In comune, oltre all’origine giudaica, hanno la dedizione a Gesù Cristo e al Vangelo, insieme al fatto di essere stati tutti e tre collaboratori dell’apostolo Paolo. In questa originale missione evangelizzatrice essi hanno trovato il senso della loro vita, e in quanto tali stanno davanti a noi come modelli luminosi di disinteresse e di generosità. E ripensiamo, alla fine, ancora una volta a questa frase di S. Paolo: sia Apollo, sia io siamo tutti ministri di Gesù, ognuno nel suo modo, perché è Dio che fa crescere. Questa parola vale anche oggi per tutti, sia per il Papa, sia per i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, i laici. Tutti siamo umili ministri di Gesù. Serviamo il Vangelo per quanto possiamo, secondo i nostri doni, e preghiamo Dio perché faccia Lui crescere oggi il suo Vangelo, la sua Chiesa.

Vangelo di Giovedì 11 Giugno 2015

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Atti degli Apostoli 11,21b-26.13,1-3.
In quei giorni, un gran numero credette e si convertì al Signore.
La notizia giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia.
Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò e,
da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore. E una folla considerevole fu condotta al Signore.
Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia.
Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente; ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani.
C’erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.
Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: “Riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati”.
Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.

Salmi 98(97),1.2-3ab.3c-4.5-6.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
Cantate inni al Signore con l’arpa,

con l’arpa e con suono melodioso;
con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 10,7-13.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino.
Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».
Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,
né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.
Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi».

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date

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Il Signore Gesù, prima di immolare in assoluta libertà la sua vita per il mondo, organizzò il ministero apostolico e promise l’invio dello Spirito Santo, in modo che entrambi collaborassero, sempre e dovunque, nella realizzazione dell’opera della salvezza. Ed è ancora lo Spirito Santo che in tutti i tempi unifica la Chiesa tutta intera nella comunione e nel ministero…

Il Signore Gesù, fin dall’inizio « chiamò presso di sé quelli che voleva e ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare» (Mc 3,13). Gli apostoli furono dunque ad un tempo il seme del nuovo Israele e l’origine della sacra gerarchia. In seguito, una volta completati in se stesso con la sua morte e risurrezione i misteri della nostra salvezza e dell’universale restaurazione, il Signore, a cui competeva ogni potere in cielo ed in terra (Mt 28,18), prima di salire al cielo, fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza ed inviò i suoi apostoli nel mondo intero, come egli a sua volta era stato inviato dal Padre (Gv 20,21) e comandò loro: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato» (Mt 28,19-20)…

Da qui deriva alla Chiesa l’impegno di diffondere la fede e la salvezza del Cristo, sia in forza dell’esplicito mandato che l’ordine episcopale, coadiuvato dai sacerdoti ed unito al successore di Pietro, supremo pastore della Chiesa, ha ereditato dagli apostoli, sia in forza di quell’influsso vitale che Cristo comunica alle sue membra… Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un’azione tale, per cui essa, in adesione all’ordine di Cristo e sotto l’influsso della grazia e della carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli con l’esempio della vita, con la predicazione, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, alla fede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendo loro facile e sicura la possibilità di partecipare pienamente al mistero di Cristo.

Vangelo di Mercoledì 10 Giugno 2015

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Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 3,4-11.
Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio.
Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio,
che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita.
Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto,
quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito?
Se già il ministero della condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia.
Anzi sotto quest’aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza.
Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.

Salmi 99(98),5.6.7.8.9.
Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi,
perché è santo.

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.

Parlava loro da una colonna di nubi:
obbedivano ai suoi comandi
e alla legge che aveva loro dato.

Signore, Dio nostro, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio paziente,
pur castigando i loro peccati.

Esaltate il Signore nostro Dio,
prostratevi davanti al suo monte santo,
perché santo è il Signore, nostro Dio.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 5,17-19.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.
In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. »

Non sono venuto ad abolire la Legge e i Profeti, ma per dare compimento

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Volete sapere come, lungi dal distruggere la Legge e i profeti, Gesù Cristo viene piuttosto a confermali e a completarli? Per prima cosa, riguardo ai profeti, egli conferma con le sue opere ciò che avevano annunciato. Per cui incontriamo spessissimo nel vangelo di Matteo questa espressione: “Affinché si adempisse questa parola del profeta”…

Riguardo alla Legge, egli le ha dato compimento in tre modi. In primo luogo, non tralasciando nessuna delle prescrizioni. Dichiara infatti a Giovanni Battista: “Conviene che così adempiamo ogni giustizia” (Mt 3,15); e ai Giudei diceva: “Chi di voi può convincermi di peccato?” (Gv 8,46)…

In secondo luogo, dà compimento alla Legge volendo sottomettersi ad essa per la nostra salvezza. Quale prodigio! Sottomettendosi ad essa, ci ha comunicato la grazia di adempirla a nostra volta. San Paolo ce l’insegna con queste parole: “Il termine della Legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede” (Rm 10,4). Dice anche che il Salvatore ha condannato il peccato nella carne “perché la giustizia della Legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne” (Rm 8,4). Dice ancora: “Togliamo dunque ogni valore alla Legge mediante la fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la Legge” (Rm 3,31). Infatti la Legge tendeva a rendere l’uomo giusto, ma non ne aveva la forza. Allora è venuto Cristo, il termine della Legge e ci ha mostrato la strada che conduce alla giustizia, cioè la fede. Così, ha compiuto le intenzioni delle Legge. La lettera della Legge non poteva giustificare il peccatore; la fede in Gesù Cristo lo giustificherà. Ecco perché egli può dire: “Non sono venuto ad abolire la Legge”.

Guardando con maggiore attenzione, scorgiamo un terzo modo nel quale la Legge viene adempiuta da Cristo. In che modo? Consiste nei precetti stessi dati da Cristo: lungi dal rovesciare quelli di Mosè, ne sono la giusta conseguenza e il complemento naturale.

Vangelo di Martedì 9 Giugno 2015

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Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 1,18-22.
Dio è testimone che la nostra parola verso di voi non è “sì” e “no”.
Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu “sì” e “no”, ma in lui c’è stato il “sì”.
E in realtà tutte le promesse di Dio in lui sono divenute “sì”. Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria.
È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l’unzione,
ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito Santo nei nostri cuori.

Salmi 119(118),129.130.131.132.133.135.
Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
La tua parola nel rivelarsi illumina,

dona saggezza ai semplici.
Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.

Volgiti a me e abbi misericordia, tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola e su di me non prevalga il male.
Fà risplendere il volto sul tuo servo e insegnami i tuoi comandamenti.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 5,13-16.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: ” Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,
né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.”

Voi siete la luce del mondo

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San Giovanni, nella sua epistola, dice: “Dio è luce” (1 Gv 1, 5); “chi dimora in Dio dimora nella luce, come egli è nella luce” (1Jn 1,5.7; 3,24). Poiché abbiamo la gioia di essere stati liberati dalle tenebre dell’errore, dobbiamo dunque sempre “camminare nella luce”, come veri “figli della luce” (Ef 5,8)… Perciò l’Apostolo ci dice: “Splendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita” (Fil 2, 15-16). Se non lo siamo, saremo considerati a causa della nostra infedeltà, per nostra sfortuna e per quella degli altri, di quelli che oscurano e coprono come con un velo una luce così necessaria e benefica…

Perciò questa lampada splendente, accesa per la nostra salvezza, deve brillare in noi senza sosta. Possediamo infatti la lampada della legge celeste e della grazia spirituale di cui Davide diceva: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 119, 105)…Non bisogna dunque nascondere questa lampada della Legge e della fede, ma issarla nella Chiesa come su un lampadario, per la salvezza di molti, affinché noi godiamo della luce della Verità stessa e tutti i credenti ne siano illuminati.

Cosa significa camminare secondo lo Spirito

Il nostro ego è come un centro di comando, che emette infiniti segnali e azioni. I segnali e le azioni da questo centro di comando girano tutti intorno al prenderti cura di te stesso, preservare il tuo ego, ricevere onore e vantaggi ed esaltare te stesso a discapito degli altri. Questo è il desiderio della carne, che ha infinite pretese ed aspettative. Di solito riusciamo a controllare la nostra carne fino ad un certo punto – almeno quando gli impulsi della carne non portano benefici al nostro ego. Per la maggior parte, comunque, la nostra natura umana è soggetta alle potenze della carne. Pertanto quando i tratti negativi che abbiamo ereditato attraverso le generazioni si presentano, sentiamo spesso dire “Siamo solo esseri umani.”

Paolo scrive però che camminando secondo lo Spirito non adempirai più questi desideri. Tu pensi e ti comporti in modo diverso rispetto alle altre persone nelle varie situazioni della vita.

“Camminare secondo lo Spirito!”

Quando cammini, vai avanti. Cammini dal punto A al punto B. Per camminare secondo lo Spirito devi prima ricevere lo Spirito. Lo Spirito di cui parliamo qui è lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è una forza reale – tanto reale come quando una gru solleva un container dalla nave al molo. Se ricevi questa forza nella tua vita, inizia un nuovo giorno; è l’inizio di un capitolo nuovo e immensamente interessante della tua vita.
La maggior parte delle persone che riceve questo Spirito preferirebbe crogiolarsi in esso e divertirsi come un bambino che vuole soltanto giocare. Lo Spirito Santo non è però un giocattolo. Lui è d’aiuto per le persone che vogliono dei risultati nel loro cammino cristiano. Lo Spirito Santo ha tutte le buone qualità immaginabili. Ci dà la forza per sopportare i pesi e le avversità più grandi. Lui è anche una guida. Conosce la via che Gesù ha aperto quando era in terra – la via che ti allontana da tutto quello che è dannoso e negativo e ti conduce verso quello che benedice ed è di beneficio per il tuo prossimo, riempendoti di gioia e di pace. Diventi completamente felice e quelli che ti stanno attorno lo notano.

Tutti incontriamo delle avversità. Chi non ha provato che “quello che sta accadendo adesso è tragico e insensato”? Hai perso il tuo cellulare o i tuoi soldi, o forse un caro amico. Forse a lavoro qualcuno ha sparlato di te. Hai fatto domanda per un buon posto di lavoro, ma non lo hai ottenuto. Ci sono molti esempi. Cosa accade se cammini secondo lo Spirito? Gesù dice che lo Spirito ci farà ricordare tutte le cose che Lui ci ha detto. (Giovanni 14:26) Leggi per esempio in Matteo 6:34, “Non siate dunque in ansia per il domani.” La preoccupazione è diverso dal programmare la propria giornata; la preoccupazione è ciò che opprime; ti ruba la tua energia e la tua gioia.

Lo Spirito ti fa anche ricordare quello che ha scritto Pietro, “gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.” 1 Pietro 5:7. Quando cammini secondo lo Spirito, queste parole penetrano direttamente nel tuo cuore e nella tua mente e diventano un pilastro di forza tramite cui puoi dire “no” a tutti gli altri pensieri che sorgono e vogliono portarti ansia. Lo Spirito ti dà forza per questo, allo stesso modo in cui una gru solleva diverse tonnellate di merce dalla nave al molo.

Un cammino di ubbidienza

Camminare secondo lo Spirito vuol dire ubbidire allo Spirito – alle leggi e ai comandamenti che lo Spirito ti fa ricordare quando si presentano le tentazioni. Essere tentati non è la stessa cosa che peccare, ma in una tentazione giungi ad un punto di decisione. Quando qualcuno ti dice qualcosa di maligno o rude, tutti sanno che tipo di tentazione viene su: si è tentati a rivalersi, a vendicarsi in un modo o nell’altro. Se lo fai infrangi i comandamenti di Dio. Questo è peccare. Cosa dice però lo Spirito Santo? Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene. Se cammini in questo Spirito, tu vinci la tentazione. Tu risolvi la situazione in modo positivo, il che ti dà gioia invece di causare un effetto domino distruttivo.

Camminando secondo lo Spirito, avviene qualcosa di incredibile. Quelli che la Bibbia chiama “i frutti dello Spirito” iniziano a crescere nella tua vita – pace, gioia, amore, fedeltà e benevolenza, tra le altre cose. Galati 5:22. Tu che eri così irrequieto, ansioso, e spesso infelice, avrai una visione più sana della vita. Diventerai stabile e svilupperai l’abilità di creare pace intorno a te. Diventi felice, e questo diventa parte naturale della tua vita. Non sei più invidioso degli altri. L’amore libera i tuoi pensieri dalle infinite pretese del tuo ego in modo che tu pensi piuttosto agli altri e quello che può essere positivo per loro. La fedeltà diventa una parte della tua personalità. Tu diventi affidabile in tutto quello che dici e fai. Diventi una persona nuova. Non è più esatto dire, “Siamo solo esseri umani.” Qualcosa di completamente nuovo è nato nella tua vita, tanto che tu pensi e agisci in modo diverso di prima.

Questo ti rende un vincente. Tutte queste qualità crescono se cammini secondo lo Spirito, e ti sposti verso il lato soleggiato della vita.

Questa è la vita che Gesù ha vissuto in terra e che tu puoi vivere come Suo discepolo. Camminare secondo lo Spirito richiede pratica. A volte le cose possono andare un po’ fuori strada, particolarmente all’inizio del tuo cammino cristiano, non dobbiamo però scoraggiarci o pensare che sia inutile. Lo Spirito è anche chiamato il “Consolatore” in una traduzione. Lui ci consola e ci dà maggiore franchezza e coraggio nuovo quando ne abbiamo bisogno. Lo Spirito è con noi sul nostro cammino e ci dà il giusto nutrimento quando ne abbiamo bisogno, se amiamo la verità.

In 2 Timoteo 1:7 sta scritto, “Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d’amore e di autocontrollo.” Cammina in questo Spirito. Allora avrai una vita appagante. Questa non è filosofia o teoria.

Ci sono molte persone in vita oggi che hanno sperimentato questo, e la gente che sta loro attorno può confermare che è vero. Essere un cosiddetto credente, ed essere un membro di una chiesa, di una religione o di un gruppo religioso, non risolverà i tuoi problemi; ma il camminare secondo lo Spirito risolve i tuoi conflitti interiori così come i conflitti con altre persone. Una vita migliore – un’offerta migliore non la si può trovare.

Vangelo di Lunedì 8 Giugno 2015

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Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 1,1-7.
Paolo, apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio, e il fratello Timòteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto e a tutti i santi dell’intera Acaia:
grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo.
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione,
il quale ci consola in ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.
Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione.
Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo.
La nostra speranza nei vostri riguardi è ben salda, convinti che come siete partecipi delle sofferenze così lo siete anche della consolazione.

Salmi 34(33),2-3.4-5.6-7.8-9.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.

Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono e li salva.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 5,1-12.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi».

Vedranno Dio

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Noi desideriamo di vedere Dio, cerchiamo di vederlo, lo bramiamo ardentemente. Chi non lo brama? Ma vedi che cosa è detto: “Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. Prepara questa condizione per essere in grado di vederlo. Per portare un paragone materiale, perché vorresti vedere il sole con gli occhi cisposi? Se gli occhi saranno sani, la luce ti darà gioia. Se gli occhi non saranno sani, la luce ti sarà un tormento. Non ti sarà permesso di vedere col cuore non puro ciò che si vede solo col cuore puro. Ne verrai respinto, ne verrai allontanato, non lo vedrai.

“Beati infatti i puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. Quante volte ha elencato i beati, quante motivazioni della beatitudine, quali fatiche, quali ricompense, quali meriti, quali premi? Ma in nessun’altra beatitudine è detto: “essi vedranno Dio”. Ecco: “Beati i poveri nello spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti: essi erediteranno la terra. Beati quelli che piangono: essi saranno consolati. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: essi saranno saziati. Beati i misericordiosi: essi otterranno misericordia”. A proposito di nessuna di queste beatitudini è detto: “essi vedranno Dio”.

Quando si giunge a parlare dei puri di cuore, allora viene promessa la visione di Dio. E per nessun altro motivo se non perché vi sono occhi con cui si vede Dio. Parlando di questi occhi l’apostolo Paolo dice: [Dio vi dia] “occhi del vostro cuore illuminati” (Ef 1,18). Adesso dunque siffatti occhi, a causa della loro debolezza, sono illuminati dalla fede, in seguito però, quando saran diventati più vigorosi, saranno illuminati dalla visione… “Adesso vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, allora invece a faccia a faccia” (1 Cor 13,12).