La Madonna dice: sono accanto a voi ogni qual volta pensate a me.

 

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Nel messaggio del 2 Ottobre 2015 dato a Mirjana a Medjugorje la Madonna ci fa una grande promessa infatti ha detto: “sono accanto a voi ogni qual volta che pensate a me”.

Il messaggio dato è il seguente:

“Cari figli, sono qui in mezzo a voi per incoraggiarvi, per riempirvi con il mio amore, per invitarvi nuovamente ad essere testimoni dell’amore di mio Figlio. Molti miei figli non hanno speranza, non hanno pace e non hanno amore. Loro cercano mio Figlio ma non sanno come e dove trovarLo. Mio Figlio apre loro le Sue braccia e voi aiutateli affinché vengano nelle Sue braccia. Figli miei, perciò dovete pregare per l’amore, dovete pregare molto, molto, per avere sempre più amore, perché l’amore vince la morte e fa in modo che la vita duri. Apostoli del mio amore, figli miei di cuore sincero e semplice, unitevi sempre più nella preghiera. Ma quanto siete lontani gli uni dagli altri! Incoraggiate gli uni e gli altri nella crescita spirituale, come anche io vi incoraggio. Io veglio su di voi e sono accanto a voi ogni qual volta pensate a me. Pregate per i vostri pastori, per coloro che hanno rinunciato a tutto per mio Figlio. Amateli e pregate per loro. Il Padre Celeste ascolta le vostre preghiere. Vi ringrazio.”

Pensiamo spesso la Madonna recitando un Ave Maria, facendo un atto d’amore oppure con una semplice giaculatoria per essere vicino alla nostra Madre Celeste.

Vangelo di Domenica 4 Ottobre 2015

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Libro della Genesi 2,18-24.
Il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”.
Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.
Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Allora l’uomo disse: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. perché dall’uomo è stata tolta”.
Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

Salmi 128(127),1-2.3.4-5.6.
Beato l’uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d’ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Così sarà benedetto l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion!

Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!

Lettera agli Ebrei 2,9-11.
Fratelli, Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.
Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,2-16.
In quel tempo, avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: «E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?».
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
Sicché non sono più due, ma una sola carne.
L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto».
Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:
«Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei;
se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.
In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso».
E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

Non sono più due, ma una sola carne

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« L’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto ». Questa espressione « contiene la grandezza essenziale del matrimonio e, nello stesso tempo, l’intensità morale della famiglia ». Auguriamo oggi una tale grandezza e una tale dignità a tutti gli sposi del mondo ; auguriamo una tale intensità sacramentale e una tale integrità morale a tutte le famiglie. E lo domandiamo per il bene dell’uomo ! per il bene di ogni uomo. L’uomo non ha altra via verso l’umanità se non quella che passa attraverso la famiglia. E occorre che la famiglia sia situata alla base di ogni sforzo perché il nostro mondo diventi sempre più umano. Nessuno può sfuggire a questa sollecitudine : nessuna società, nessun popolo, nessuno sistema ; né lo Stato, né la Chiesa, nemmeno l’individuo.

L’amore che unisce uomo e donna in quanto che sposi e genitori, è nello stesso tempo dono e comandamento…L’amore è dono : « l’amore è da Dio ; chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio » (1 Gv 4, 7). E nello stesso tempo, l’amore è un comandamento, il più grande comandamento… « Amerai » (Mt 22, 37-39). Obbedire al comandamento dell’amore vuole dire attuare tutti i doveri della famiglia cristiana. In fine, tutti questi doveri si riassumono in quello della fedeltà e dell’onestà coniugale, della paternità responsabile e dell’educazione. La « piccola Chiesa » – la Chiesa domestica – indica la famiglia che vive nello spirito del comandamento dell’amore : la sua verità interiore, il suo sforzo quotidiano, la sua bellezza spirituale e la sua forza… Se Dio è amato al di sopra di ogni altra cosa, allora l’uomo ama ed è amato con tutta la pienezza dell’amore che gli è accessibile. Se si distrugge questa struttura inseparabile, di cui si tratta nel comandamento di Cristo, allora l’amore dell’uomo verrà staccato della sua radice più profonda, perderà la sua radice di pienezza e di verità che gli sono essenziali. Imploriamo in favore di tutte le famiglie cristiane, di tutte le famiglie del mondo, affinché sia concessa loro questa pienezza e questa verità dell’amore, che sono evocate dal comandamento di Cristo.

San Francesco d’Assisi Patrono d’Italia


Francesco d’Assisi è il personaggio più celebre di tutta l’agiografia cristiana del medioevo e non solo: noto, ammirato ed amato in tutto il mondo, anche in ambienti assai lontani dalla Chiesa cattolica, dalla stessa cultura cristiana e occidentale: per esempio nel lontano Oriente.
A lui si sono ispirati letterati di tutte le tendenze, artisti di tutte le scuole, storici di qualsiasi impostazione; uomini politici e addirittura rivoluzionari, che hanno visto in lui un apostolo della contestazione non violenta e un precursore dell’opposizione contro il materialismo e il consumismo.
Francesco, “il poverello di Assisi”, in effetti era figlio di ricchi, nasce ad Assisi nei primi del 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobile Giovanna Bourlemont detta “la Pica”, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi, che, grazie all’attività commerciale, aveva raggiunto ricchezza e benessere.
In omaggio alla nascita di Gesù, la religiosissima madonna Pica, volle partorire il bambino in una stalla improvvisata al pianterreno della casa paterna e, in assenza del marito Pietro, impegnato in un viaggio di affari in Provenza (F), lo battezzò con il nome di Giovanni, in onore del Battista; ma ritornato il padre, questi volle aggiungergli il nome di Francesco che prevarrà poi sul primo.

Dopo la scuola presso i canonici della cattedrale, che si teneva nella chiesa di S. Giorgio (dove, a partire dal 1257, venne costruita l’attuale basilica di S. Chiara), a 14 anni Francesco si dedicò a pieno titolo all’attività del commercio.

Condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo avrebbe indotto a mutare radicalmente lo stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205, Francesco si dedicò infatti ad opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina, dopo aver avuto una visione di S. Damiano d’Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa a lui dedicata.

Il padre di Francesco, adirato per i mutamenti nella personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, lo diseredò; Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi, eletto da Francesco arbitro della loro controversia. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio.

Nella cappella di S. Maria degli Angeli, nel 1208, un giorno, durante la Messa, ricevette l’invito a uscire nel mondo e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10,5-14), a privarsi di tutto per fare del bene ovunque. Tornato ad Assisi l’anno stesso, Francesco iniziò la sua predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo ordine (poi denominato primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro prima sede nella chiesetta della Porziuncola.

Nel 1210 l’ordine venne riconosciuto da Pp Innocenzo III (Lotario dei Conti di Segni, 1198-1216); nel 1212 anche Chiara d’Assisi prese l’abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, detto delle Clarisse.
Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tornare, ed altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori.

Nel 1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise dall’incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il terzo ordine dei francescani, i terziari.

Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non concordano.

Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia quell’amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e sorelle, ed è contenuto l’episodio in cui il santo predica agli uccelli.
Nel settembre 1226 Francesco si trovava ad Assisi, nel palazzo del vescovo, dove era stato portato per essere meglio curato. Egli, però, chiese ed ottenne di voler morire nel suo “luogo santo” preferito: la Porziuncola. Qui “sora nostra Morte corporale” lo coglie, in serena letizia, all’età di 44 anni, la sera del 3 ottobre 1226.
Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato perfino in S. Damiano, per essere mostrato un’ultima volta a Chiara ed alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di S. Giorgio. Da qui la sua salma venne trasferita nell’attuale basilica nel 1230 (quattro anni dopo la sua morte, due anni dopo la canonizzazione).

Nel suo Testamento scritto poco prima di morire, Francesco annotò: « Nessuno mi insegnava quel che io dovevo fare; ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo il Santo Vangelo ». E Francesco, avendo messo in chiara luce con la sua vita i principi universali del Vangelo, con una semplicità e amabilità stupefacenti, senza imporre mai nulla a nessuno, ebbe un influsso straordinario, che dura tuttora, non solo nel mondo cristiano ma anche al di fuori di esso.

Il 16 luglio 1228, a meno di due anni dalla sua morte, Francesco venne canonizzato da Pp Gregorio IX (Ugolino dei Conti di Segni, 1227-1241).
Il 4 ottobre viene celebrata la memoria liturgica in tutta la chiesa cattolica; festa in Italia; solennità per la Famiglia francescana.

L’Ordine francescano comprende anche il ramo femminile, le Clarisse e il Terz’Ordine dei laici o Terziari francescani, fondati dallo stesso S. Francesco nel 1221, per raccogliere i numerosi seguaci già sposati e di ogni ordine sociale. L’Ordine, ai cui membri dei diversi rami, Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 1878-1903), nel 1897, ingiunse di prendere il nome comune di Frati Minori, è tra i più importanti della Chiesa. Oltre alle pratiche religiose e ascetiche, essi furono e sono dediti alla predicazione, ad un apostolato di tipo sociale in luoghi di cura, e soprattutto all’opera missionaria.

Significato del nome Francesco : “uomo libero” (antico tedesco).