Cosa rende difficile il perdono

Ci sono persone che si lasciano logorare dall’incapacità di superare dei torti subiti non volendo ammettere che è il loro risentimento la causa del proprio malessere… ci sono persone che si fanno consumare da un rancore generato da ingiustizie, grandi o piccole che siano, perpetrate a loro danno, non volendo volgere lo sguardo sulla loro incapacità di voltare pagina e guardare avanti… ci sono persone che fanno dell’ostinazione il loro punto fermo, convinti che la giustizia significhi interrompere qualsivoglia rapporto con chi è reo di comportamenti che hanno causato uan certa sofferenza, non accettando che la propria permalosità, ancorché comprensibile, è tuttavia una forma mascherata di infantilismo…ci sono persone che non vogliono perdonare o dare a intendere di aver perdonato convinti che ciò sarebbe un segno di debolezza, trascurando che la forza si manifesta invece proprio nella capacità di perdono…

Insomma, talvolta intorno al cuore si costruiscono dei muri, con le piccole pietre quotidiane dei risentimenti, con le ripicche, i silenzi, le questioni irrisolte, le imbronciature… con il risultato di peggiorare la situazione…E che dire di coloro che perfino volontariamente assumono comportamenti taciturni, nevrotici, sofferenti, quasi volessero stringere a sé quelle ingiustizie che tanto rimuginano, per poter continuare a lamentarsi e a sentirsi in credito con la Provvidenza …o coloro che pur consultando buone letture, pur recitando rosari, pur frequentando la S. Messa quotidiana, non sono in grado di vivere e mostrare quella serenità che scaturisce dalla fede e dalla relazione con Dio, apparendo, al contrario, terribilmente oppressi come se sulle spalle portassero un fardello troppo pesante…

E’ davvero difficile spiegare l’origine di tali atteggiamenti, per di più riferiti a persone che non si sono macchiati di comportamenti deplorevoli…è vero l’opposto: li hanno subiti! Tuttavia non sono in grado di fare una cosa: non riescono a perdonare. Per quale motivo?

Il beato card. Newman ha scritto*: “Per natura noi siamo quello che siamo: peccatori e corrotti, lo sapete; tuttavia amiamo essere quello che siamo, e, per varie ragioni, è spiacevole doverlo cambiare. Noi non possiamo cambiare noi stessi; lo sappiamo bene, o, almeno, anche una breve esperienza ce lo insegnerebbe. Soltanto Dio può cambiarci; solo Dio può darci desideri, affetti, principi, vedute, gusti che il cambiamento richiede; anche questo lo sappiamo, perché io sto parlando a uomini che hanno il senso religioso.

Qual è il segno della mancanza del senso religioso? È questo, lo ripeto; il rifiuto di cambiare, di accettare che Dio voglia cambiarci. A noi non piace cambiare la vecchia mentalità, e, in parte o in tutto, ci aggrappiamo alla nostra personalità. Noi non amiamo essere rinnovati; ne abbiamo paura; perché significherebbe venire strappati dalle nostre inveterate abitudini, da tutto quello che ci è familiare…

E anche se a parole diciamo di voler cambiare, quando si arriva al dunque, e ci sono particolari motivi di passare ai fatti, allora ci tiriamo indietro, e siamo contenti di rimanere ciò che siamo. È l’attaccamento al proprio io, è l’influenza del nostro io su noi stessi, ciò che costituisce la nostra rovina”.

Come liberare i nostri defunti dal Purgatorio

…Mio Figlio vuole che l’umanità, non solo MI riconosca come MADRE DI DIO che è il più grande onore, ma anche Corredentrice del mondo.
Invocatemi quanto più potete nelle Vostre preghiere – CORREDENTRICE – e IO elargirò su di voi molte grazie che sono necessarie per la vostra e per l’altrui liberazione.

HO FATTO AL MONDO UNA PROMESSA GRANDIOSA

C’è poco tempo e nel Purgatorio ci sono moltissime povere Anime… Bisogna salvarle.
Se un uomo prega con pietà e con cuore aperto questa breve preghiera, questa giaculatoria insistente: “Madre di Dio, Corredentrice del mondo, Prega per noi” libera ogni volta che viene recitata, mille Anime dal Purgatorio. Potete recitare questa preghiera ovunque – a piedi o in macchina, in chiesa, a casa, per strada – ovunque.

– 1 Gloria al Padre
– 1 Padre Nostro
– 10 “Madre di Dio, Corredentrice del mondo, Prega per noi”
– 1 Salve regina

N.B. Usare una corona del Santo Rosario
(A.D. 5 agosto 2001 – Compleanno della Madonna)

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Estratto dal 41° messaggio della MADRE DI DIO, rivelato il 12 febbraio 1998 a Fulda (Germania) alla veggente Anna, che fa vita nascosta.
…in tutte le Sante Messe, insieme con il mio amato Figlio, prego per voi, mi offro per voi. Per questo mio Figlio vuole che l’umanità non solo mi riconosca come MORE DI DIO, che è il più grande onore, ma anche come CORREDENTRICE del mondo. E questo è il mio secondo nome molto venerabile. Un giorno il Papa proclamerà questo dogma in tutto il mondo, cioè che MARIA la Madre di DIO, è anche CORREDENTRICE del mondo. Invocatemi quanto più potete nelle vostre preghiere – CORREDENTRICE – e io elargirò su di voi molte grazie che sono necessarie per la vostra e per l’altrui liberazione.

…figli miei, alla mia festa, l’8 dicembre (1997 durante la festa dell’Immacolata Concezione della SS Vergine Maria, il giorno mondiale della grazia, fu trasportata in Ohlau la sua statua che ha pianto Lacrime di Sangue in processione al santuario. In quel giorno hanno sanguinato 3 Ostie) ho fatto al mondo una promessa grandiosa. C’è poco tempo e nel purgatorio ci sono moltissime povere anime, persino anime che soffrono dai tempi antichissimi – dal tempo del paganesimo. Bisogna salvarle. I cristiani possono salvarle attraverso la preghiera, il rosario, soprattutto la S. Messa e attraverso la Via Crucis. Ma ora Dio mi ha concesso grazia immensa, cioè che, se un uomo prega con pietà e cuore aperto questa breve preghiera:
MADRE DI DIO, CORREDENTRICE DEL MONDO
PREGA PER NOI
Mio Figlio libera 1000 anime dal purgatorio. Questa breve preghiera, questa giaculatoria insistente libera, ogni volta che viene recitata, dal purgatorio mille anime che raggiungono la gioia eterna, la luce eterna. Utilizzate questa grande grazia di poter aiutare le anime che vi compenseranno con continue preghiere e vi sosterranno in questa vita terrena spesso difficile e travagliata. Vi solleciteranno tanto, vi saranno infinitamente riconoscenti, e voi sfruttate questa gratitudine, implorate il loro aiuto. Potete invocare le povere anime del purgatorio, le anime già beate e i vostri patroni per le vostre richieste. Le anime del purgatorio aiutano moltissimo.
Figli miei, ringraziate Dio per questa grazia, perché nemmeno voi andrete direttamente in Paradiso, anche VOI DOVRETE UN GIORNO RIPAGARE Dio nel purgatorio per le vostre mancanze e così anche voi un giorno attenderete per le preghiere che salgono dalla terra. Perciò non perdete tempo. Potete recitare questa preghiera ovunque – andando a piedi o in macchina, in chiesa, a casa, per strada – ovunque. Questa preghiere viene sempre accolta per liberare le povere anime!… Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo – Amen

Vangelo di Martedì 6 Ottobre 2015

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Libro di Giona 3,1-10.
In quel tempo, fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore:
“Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò”.
Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino.
Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”.
I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo.
Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: “Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua.
Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani.
Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?”.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Salmi 130(129),1-2.3-4ab.7-8.
Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
perciò avremò il tuo timore

Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42.
In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».

Marta e Maria nell’unico corpo di Cristo

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Nella parabola del buon Samaritano si tratta della misericordia; ma non c’è un solo modo di essere virtuosi. Più tardi viene l’esempio di Marta e Maria; vi si scorge l’una tutta presa dalla sua attività, l’altra religiosamente attenta alla parola di Dio. Se questa attenzione viene dalla fede, è da anteporre anche alle opere, come è scritto: “Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta”. Sforziamoci dunque, pure noi, di possedere ciò che nessuno può toglierci; ascoltiamo con orecchio non distratto, ma attento… Imitiamo Maria, assetata di sapienza: è quella l’opera più grande, più perfetta delle altre… Non criticare, non giudicare oziosi coloro che vedi desiderare la sapienza…

Tuttavia Marta non è criticata per le sue buone opere, anche se Maria si è scelta la parte migliore. Gesù infatti ha molte ricchezze e fa molti doni… Anche gli apostoli non hanno ritenuto meglio lasciare la parola di Dio per servire a tavola (At 6,2). Ma entrambe le cose sono opere di sapienza; Stefano, per esempio, che era pieno di sapienza, è stato scelto per essere al servizio. Quindi, colui che serve obbedisca a chi insegna, e colui che insegna incoraggi chi serve. Uno solo è il corpo della Chiesa, anche se le membra sono diverse; l’una ha bisogno dell’altra. “L’occhio non può dire alla mano: non ho bisogno di te, né la testa ai piedi” (cfr 1Cor 12). L’orecchio non può dire che non fa parte del corpo. Ci sono organi più importanti, ma tutti sono necessari.

San Bruno Sacerdote e monaco Fondatore dei Certosini


Bruno nasce a Colonia nel 1030. Ancora giovane andò a Reims, dove fin dal 1057 il vescovo Gervasio gli affidò la direzione della scuola di cui era stato allievo.

Nel 1076 lasciò i suoi incarichi nella scuola e nella cancelleria e fu costretto a cercare rifugio presso il conte Ebal di Roucy, a causa del dissidio col vescovo Manasse di Gournay, che lui aveva accusato di simonia (pratica di vendere e comprare cose religiose come cariche ecclesiastiche, assoluzione di peccati e indulgenze). Poté tornare in Francia solo nel 1080 quando Manasse fu deposto da apposito concilio.

In quegli anni difficili nacque la sua vocazione alla vita monastica; in una lettera Bruno racconta quell’inizio fervoroso. Egli e due suoi amici, accesi d’amor divino, nel giardino di un certo Adamo, avevano fatto voto di consacrarsi a Dio. Rientrato in Francia, si recò all’eremo di Molesme, sotto la guida di San Roberto.
Successivamente, con sei compagni, cercò un luogo solitario per erigervi un suo monastero, ottenendo il terreno necessario dal vescovo di Grenoble, Ugo di Châteauneuf, in una valle solitaria nel cuore del massiccio che all’epoca si chiamava Cartusia (donde il nome italiano di Certosa e francese di Chartreuse) nel Delfinato.

Il primo monastero fu fondato nell’estate dell’anno 1084, in una zona montana e boschiva, a 1175 m di altitudine. I lavori di costruzione cominciarono subito e proseguirono rapidamente.
La chiesa fu l’unico edificio in pietra: condizione indispensabile per la sua consacrazione, che avvenne il 2 settembre 1085 per il ministero del vescovo Ugo.
Ma sei anni dopo il Beato Urbano II (Ottone di Lagery, 1088-1099), già suo alunno alla scuola di Reims, lo convocò a Roma, al servizio della Santa Sede. Bruno non poteva declinare l’invito del Papa e dovette quindi abbandonare il deserto e i compagni.
Quando Bruno obbedì alla chiamata del Papa, previde che la sua giovane comunità di Certosa avrebbe sofferto molto del suo allontanamento, ed infatti i suoi confratelli, reputando di non poter continuare, senza la sua guida, la vita che con lui avevano abbracciata, si dispersero.
Bruno da Roma riuscì tuttavia a convincerli a riprendere la via del deserto e sotto la direzione di Landuino, da lui indicato come superiore, il gruppo si riunì di nuovo nell’eremo abbandonato.
Ma l’anima di Bruno, ormai abituata alla preghiera solitaria e al colloquio continuo con il Signore, non si trovò a suo agio nell’ambiente della corte pontificia dell’epoca. Su proposta del Pp Urbano, i canonici di Reggio Calabria lo elessero arcivescovo ma egli declinò la mitra per amore della sua vocazione contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la solitudine.

Il conte Ruggero gli offrì un territorio nella località chiamata Torre, a circa 850 metri di altitudine, nel cuore della Calabria; ivi Bruno fondò l’eremo di Santa Maria, mentre a poco meno di 2 km più a valle – ove sorge l’attuale Certosa – fondava per i fratelli conversi il monastero di Santo Stefano.
Bruno, riprendendo il genere di vita che aveva condotto in Francia, trascorse così, nell’eremo di Santa Maria e nella vita contemplativa in solitudine, gli ultimi dieci anni della sua esistenza.
Avvenne in questo periodo una memorabile visita: l’incontro di Bruno con Landuino, il suo successore nel governo della comunità della Certosa francese, che intraprese un lungo e faticoso viaggio per incontrarsi con il fondatore dei certosini.

Nel giugno 1101 morì il conte Ruggero, assistito da Bruno.
Poco tempo dopo, la domenica 6 ottobre dello stesso anno, muore pure Bruno, circondato dai confratelli accorsi dalle case dipendenti da Santa Maria del Bosco.

Papa Leone X (Giovanni de’ Medici, 1513-1521) autorizzò, il 19 luglio 1514, il culto di S. Bruno, con una sentenza orale (vivae vocis oraculo); il 17 febbraio 1623 Pp Gregorio XV (Alessandro Ludovisi, 1621-1623) ne estese il culto alla Chiesa universale fissando la memoria liturgica al 6 ottobre (dies natalis).