“L’Eucarestia solo in bocca”: aumentano i vescovi che ripristinano la vecchia prassi

Il vescovo della città di Oruro, Bolivia, il missionario polacco Krzysztof Białasik, si aggiunge ad una piccola pattuglia di alti prelati che stanno ripristinando un po’ d’ordine nella prassi per accostarsi alla Santa Eucarestia: domenica scorsa ha dichiarato che non permetterà più la ricezione dell’ostia sulla mano. Białasik ha detto di aver preso questa decisione dopo aver notato varie persone che non consumano subito la particola, ma apparentemente la portano via per motivi ignoti.

Il primo vescovo ad aver preso tale posizione fu Juan Luis Cipriani, di Lima, nel 2008, seguito da Malcolm Ranjith di Colombo (Sri Lanka) qualche anno dopo. Anche il recentemente scomparso mons. Rogelio Livieres, vescovo di Ciudad de Este (Paraguay), si era decisamente espresso contro la prassi dell’Eucarestia in mano, pur non promulgando un divieto formale. Altri vescovi, come Antonio Carlos Rossi Keller, brasiliano, o Eduardo Maria Taussig, argentino, e il nostro Carlo Caffarra di Bologna, nel recente passato hanno promulgato provvedimenti parziali nella stessa direzione.

Uno tra i primi prelati su questa linea fu il vescovo (oggi emerito) Juan Rodolfo Laise, di San Luis, Argentina, che nel 1996 si oppose – unico tra i suoi colleghi – all’indulto che in quell’anno venne concesso nel suo Paese (ricordiamo che la ricezione dell’Eucarestia in mano non è frutto di una riforma liturgica formale, ma una prassi che ha preso piede in varie aree del mondo e poi è stata di volta in volta “tollerata” con indulti ad hoc; ma, come molte cose che inizialmente vengono solo tollerate, è poi diventata predominante).

Certe comunità sono più solidamente concordi sulla linea tradizionale: per esempio la Conferenza Episcopale Nigeriana, che ha solo temporaneamente concesso per qualche mese, lo scorso anno, la ricezione in mano come misura precauzionale durante l’epidemia di Ebola, ma ha subito ripristinato la prassi tradizionale ad emergenza conclusa. Un chiaro sostegno a questa “revisione liturgica pratica” è stato Benedetto XVI, a partire dal 2008, con il suo esempio personale e con una raccomandazione per le messe papali a San Pietro, pur se spesso disattesa.

fonte: http://intuajustitia.blogspot.it/

San Raimondo Nonnato


Raimondo, detto Nonnato (cioè “non nato”, per il fatto di non essere stato partorito, ma estratto dal corpo dalla madre che era appena morta), nasce a Portell (Spagna) nel 1200 ma non si sa molto della sua vita.
Nella sua Catalogna libera dalla dominazione araba, Raimondo vive i tempi della Reconquista, cioè della riscossa guidata dalla coalizione dei re di Navarra, di Aragona e di Castiglia, che lascerà infine sotto controllo arabo soltanto il modesto regno meridionale di Granada.

Lui, però, non combatte in queste guerre. Verso il 1224 si arruola in un esercito tutto speciale: l’Ordine religioso della Mercede (detto anche dei Mercedari), fondato nel 1218 dal suo amico Pietro Nolasco con uno scopo principale: il riscatto e la formazione religiosa e morale degli schiavi nelle regioni spagnole ancora occupate dagli Arabi. Riscatto in senso letterale: i Mercedari, infatti, pagano una somma per liberare gli schiavi e li riportano nei luoghi d’origine, dedicandosi pure all’assistenza e all’istruzione religiosa di questi infelici.

Svolge la sua missione in Africa, dove si consacra alla liberazione e alla conversione degli schiavi: egli stesso è ridotto in schiavitù, ma viene liberato.
Ritrovata la libertà, torna in Catalogna, dove l’avventura africana lo ha reso popolarissimo; già gli si attribuiscono miracoli.

Papa Gregorio IX (Ugolino dei Conti di Segni, 1227-1241) nel 1239 lo nomina cardinale, chiamandolo a Roma come suo consigliere.
Raimondo incomincia appena il viaggio nell’estate del 1240 ma a Cardona, presso Barcellona, è bloccato da violente febbri, che troncano la sua vita, il 31 agosto, ad appena quarant’anni.
Si narra che prima di morire ricevette la comunione dalle mani di Gesù.

Il culto tributatogli dai fedeli sin dalla morte, ottenne l’approvazione pontificia solo con Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) il 9 maggio 1626.

Pp Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667) ordinò, il 7 agosto 1657, che il suo nome venisse incluso nel Martirologio Romano e Pp Clemente IX (Giulio Rospigliosi, 1667-1669) volle che il suo culto venisse esteso a tutta la cattolicità (13 agosto 1669).

Il 10 marzo 1681 il Beato Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, 1676-1689) fissò la sua memoria liturgica al 31 agosto (dies natalis).

Date le condizioni in cui è nato, S. Raimondo è considerato anche il patrono delle ostetriche.

Significato del nome Raimondo : “intelligenza protettrice” (tedesco).

Gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui

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A Nazareth, di sabato, nella sinagoga, Gesù si alzò a leggere. Aperto il rotolo del profeta Isaia, trovò il passo dove era scritto: “Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 61,1). Non è certo dovuto al caso, bensì all’intervento della divina Provvidenza, il fatto che Gesù abbia aperto quel rotolo e trovato nel testo il capitolo che profetizzava a suo riguardo. Se è scritto: “Un passero non cade a terra senza che il Padre lo voglia… i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Mt 10, 29-30), poteva forse essere dovuta al caso la lettura di quel testo, che esprimeva precisamente il mistero di Cristo? Infatti, quel testo ricorda Cristo … Poiché, dice Gesù: “Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio”. “I poveri” designa i pagani. Infatti erano poveri, essi che non avevano assolutamente nulla: né Dio, né Legge, né profeti, né giustizia, né alcun’altra virtù. Per questo motivo Dio l’ha mandato come messaggero ai poveri, per annunziare loro la liberazione, “rimettere in libertà gli oppressi”. … C’è forse un essere più oppresso dell’uomo prima che venga liberato e guarito da Gesù?

“Dopo aver letto questo e arrotolato il libro, Gesù si sedette; gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui”. Ma anche ora, se lo volete…, nella nostra assemblea, potete anche voi tenere gli occhi fissi sopra di lui. Dirigete lo sguardo del vostro cuore verso la contemplazione della Sapienza, della Verità, del Figlio unigenito di Dio, e avrete “gli occhi fissi su di lui”! Beata quell’assemblea della quale la Scrittura attesta che gli occhi di tutti stavano “fissi sopra di lui”! Quanto vorrei che la vostra assemblea potesse ricevere una simile testimonianza! Tutti, catecumeni e fedeli, donne, uomini e bambini, abbiano gli occhi del cuore occupati a guardare Gesù! Quando lo guarderete, la sua luce renderà il vostro viso più luminoso e potrete dire: “Signore, hai fatto risplendere su di noi la luce del tuo volto” (Sal 4,7 LXX).

Vangelo di Lunedì 31 Agosto 2015

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Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 4,13-18.
Non vogliamo poi lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza.
Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.
Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo;
quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Salmi 96(95),1.3.4-5.11-12.13.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dei.
Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta.

 

Esultino davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 4,16-30.
In quel tempo, Gesù si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».
Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

Santa Faustina: sono 11 i peccati mortali. Io che ho visto l’inferno vi dico state lontani da loro

Santa Faustina è l’apostola della Divina Misericordia e potrebbe sembrare strano che proprio attraverso lei Gesù Cristo abbia deciso di darci la più esaustiva catechesi del secolo scorso sull’Inferno.

Queste sono le parole che la Santa mistica scrisse nel proprio diario:

“Oggi, guidata da un angelo, sono stata negli abissi infernali. E’ un luogo di grandi torture e lo spazio che occupa è vastissimo”.

“Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie”.

Ogni spirito dannato subisce tormenti eterni a seconda del peccato in cui si decise di perseverare in vita: è la cosiddetta pena del senso. Ci sono gradi di sofferenza diversi a seconda dell’intensità del peccato, ma tutti gli spiriti dannati soffrono. I peccati intellettivi sono più gravi di quelli carnali, quindi vengono puniti con più gravità. I demoni non potevano peccare per debolezza carnale, come noi uomini, per questo i loro peccati sono gravissimi, eppure ci sono uomini dannati che soffrono più di alcuni demoni, perché l’intensità del loro peccato in vita superò addirittura quello di taluni spiriti angelici. Tra i peccati, ce ne sono quattro particolarmente gravi, sono i cosiddetti peccati che invocano la vendetta divina: l’omicidio volontario, le perversioni sessuali che confondono la società (sodomia e pedofilia), l’oppressione dei poveri, il defraudamento della giusta mercede a chi lavora. Questi peccati gravissimi più di tutti “accendono l’ira di Dio”, perché egli ha cura di ogni suo figlio, soprattutto dei più piccoli, dei più poveri, dei più deboli. Ci sono anche altri sette peccati, particolarmente gravi anche perché mortali per l’anima, e sono i sette peccati contro lo Spirito Santo: la disperazione della salvezza, la presunzione di salvarsi senza merito (questo peccato è molto diffuso tra i protestanti che credono di salvarsi “per sola fede”), impugnare la verità conosciuta, l’invidia della grazia altrui, l’ostinazione nei peccati, l’impenitenza finale. Gli esorcismi sono la prova che gli spiriti dannati convivono eternamente con il proprio peccato. I demoni, infatti, si differenziano proprio a seconda del loro “peccato”: ci sono demoni dell’ira e quindi si manifestano con rabbia e furore; demoni della disperazione e quindi si mostrano sempre tristi e senza speranza, demoni dell’invidia e quindi più degli altri odiano tutto ciò che li circonda, inclusi gli altri demoni. Poi ci sono i peccati dettati dalla debolezza carnale e dalle passioni. Essi sono di intensità minore, perché dettati dalla debolezza della carne, ma possono essere egualmente gravi e quindi mortali per l’anima, perché comunque deformano lo spirito e allontanano dalla grazia. Sono proprio questi i peccati che più trascinano le anime all’Inferno, come ha detto Maria ai tre veggenti di Fatima. “Vegliate e pregate per non cadere in tentazione, lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Matteo 26,41).

Beato Alfredo Ildefonso Schuster


Alfredo Ildefonso Schuster nasce a Roma il 18 gennaio 1880 da Giovanni (Johann), caposarto degli zuavi pontifici, e Maria Anna Tutzer, di Renon, sudtirolese; fu battezzato il 20 gennaio.

Rimasto all’età di undici anni orfano di padre, e viste le sue doti per lo studio e la sua pietà, fu fatto entrare, dal barone Pfiffer d’Altishofen, nello studentato di S. Paolo fuori le mura. Ebbe come maestri il Beato Placido Riccardi e don Bonifacio Oslander che l’educarono alla preghiera, all’ascesi e allo studio; si laureò in filosofia al Collegio Pontificio di Sant’Anselmo a Roma.
Monaco benedettino nell’abbazia di S. Paolo fuori le mura, venne ordinato sacerdote il 19 marzo 1904 in S. Giovanni Laterano.
A soli 28 anni era maestro dei novizi; in seguito divenne procuratore generale della Congregazione Cassinese, priore claustrale e nel 1918 abate ordinario di S. Paolo fuori le mura.

Fu nominato da Pp Pio XI (Ambrogio DamianoAchille Ratti, 1922-1939) arcivescovo di Milano il 26 giugno 1929 e cardinale il 15 luglio 1929. Governò la diocesi in tempi difficili per Milano e per l’Italia. Prese come modello uno dei suoi predecessori più illustri: S. Carlo Borromeo.
Si dimostrò assiduo nell’effettuare le visite pastorali nella diocesi che nei venticinque anni del suo episcopato svolse ben cinque volte. Numerose sono le sue lettere al clero e al popolo, le minuziose e dettagliate prescrizioni, specialmente in ordine al decoro del culto divino, i frequenti sinodi diocesani e i due congressi eucaristici.
Ristrutturò, per incarico di Papa Pio XI, i seminari milanesi mediante la costruzione del Seminario Teologico e Liceale di Venegono Inferiore, inaugurato nel 1935. Tra settembre e novembre 1938 vennero emanate alcune leggi che discriminavano gli ebrei italiani (Leggi razziali fasciste).

Il 13 novembre il cardinale Schuster, dal pulpito del Duomo di Milano, per l’inizio dell’Avvento ambrosiano, pronunciò un’omelia che condannava tali provvedimenti: « È nata all’estero e serpeggia un po’ dovunque una specie di eresia, che non solamente attenta alle fondamenta soprannaturali della cattolica Chiesa, ma materializza nel sangue umano i concetti spirituali di individuo, di Nazione e di Patria, rinnega all’umanità ogni altro valore spirituale, e costituisce così un pericolo internazionale non minore di quello dello stesso bolscevismo. È il cosiddetto razzismo. »

Partecipò al conclave del 1939, che elesse papa il cardinale Eugenio Pacelli (Pio XII). Alla caduta della Repubblica Sociale promosse un incontro in Arcivescovado tra Benito Mussolini e i rappresentanti partigiani, nel tentativo di concordare una resa senza spargimento di sangue. Propose anche a Mussolini di fermarsi in Arcivescovado, sotto la sua protezione, per poi consegnarsi agli Alleati. Il Duce però rifiutò, preferendo tentare la fuga. Anziano e malato, si ritirò nel seminario di Venegono.
Qui si spense il 30 agosto 1954 congedandosi dai suoi seminaristi con queste parole: « Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio. Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi ma ha paura, invece, della nostra santità ».
Pochi giorni dopo, l’impressionante corteo che accompagnava la salma del cardinale Schuster da Venegono a Milano confermava che “quando passa un Santo, tutti accorrono al suo passaggio”.

Il processo di beatificazione ebbe inizio nel 1957 e si concluse nel 1995 con l’approvazione del miracolo ottenuto per sua intercessione: la guarigione di suor Maria Emilia Brusati, da glaucoma bilaterale.

Fu beatificato da San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005), il 12 maggio 1996.

Nel 2006 l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (UCID) ha intitolato una borsa di studio in suo onore. Sorte simile ha riguardato il parco antistante la Basilica di S. Paolo a Roma, che porta il suo nome.

Significato del nome Alfredo: “saggio, nobile nella pace” (anglosassone).

Il suo cuore è lontano da me

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La vita interiore è una cosa fondamentale… La vita attiva è la conseguenza della vita interiore e non ha valore se non viene da essa. Vorremmo fare tutto il meglio possibile, con perfezione. Ma se non è collegato alla vita interiore, non serve a nulla. Tutto il valore della nostra vita e della nostra attività dipende dalla vita interiore, la vita dell’amore di Dio e della Vergine Maria, l’Immacolata, e non da teorie né da dolcezze, bensì la pratica di un amore che consiste nell’unione della nostra volontà alla volontà dell’Immacolata.

Prima di tutto e al di sopra di tutto, dobbiamo approfondire questa vita interiore. Poiché si tratta proprio della vita spirituale, i mezzi soprannaturali sono necessari. La preghiera, la preghiera e solo la preghiera è necessaria per far essere la vita interiore e svilupparla; il raccoglimento interiore è necessario.

Non preoccupiamoci di cose non necessarie, ma con mitezza e nella pace, proviamo a custodire il raccoglimento dello spirito e ad essere pronti per ricevere la grazia di Dio. Per questo ci aiuta il silenzio.

Vangelo di Domenica 30 Agosto 2015

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Libro del Deuteronomio 4,1-2.6-8.
Mosè parlò al popolo e disse:
« Ascolta, Israele, le leggi e le norme che io vi insegno, perché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso del paese che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi.
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore Dio vostro che io vi prescrivo.
Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente.
Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?
E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?

Salmi 15(14),2-3a.3cd-4ab.4-5.
Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia
e parla lealmente,
non dice calunnia con la lingua.

e non lancia insulto al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se giura a suo danno, non cambia;
Presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo

resterà saldo per sempre.

Lettera di san Giacomo 1,17-18.21b-22.27.
Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento.
Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature.
Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime.
Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi.
Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo mondo.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 7,1-8.14-15.21-23.
Allora si riunirono attorno a lui i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non lavate –
i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi,
e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame –
quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me.
Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene:
non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo».
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi,
adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo».

Medjugorje : La guarigione inspiegabile di una donna Belga

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Pascale Gryson-Selmeci, abitante del Braban belga, sposa e madre di famiglia, testimonia la sua guarigione avvenuta a Medjugorje, venerdì 3 agosto dopo aver preso la Comunione durante la S. Messa. La signora sofferente di una „leucoencefalopatia“, malattia rara ed incurabile i cui sintomi appartengono a quelli delle forme di sclerosi a placche, partecipa al pellegrinaggio organizzato a fine luglio, in occasione del pellegrinaggio dei giovani. Patrick d’Ursel, uno degli organizzatori, è stato testimone della sua guarigione.

Secondo i testimoni, quest’abitante del Braban belga, era malata dall’età di 14 anni, e non era neanche più in grado di esprimersi. Dopo aver preso la S. Comunione, Pascale ha avvertito dentro di sè una forza. Con grande sorpresa del suo sposo e dei suoi cari, ad un certo punto si mette a parlare e…si alza dalla sua sedia! Patrick d’Ursel ha raccolto la testimonianza di Pascale Gryson.

„La mia guarigione l’avevo chiesta da molto tempo. Bisogna sapere che erano più di 14 anni che ero malata. Sono sempre stata credente, profondamente credente, al servizio del Signore in tutta la mia vita, e quindi quando i primi sintomi (ndr. Della malattia) si sono manifestati, durante i primi anni, ho chiesto e supplicato. Anche altri membri della mia famiglia si sono associati alle mie preghiere ma la risposta che attendevo non arrivava (quantomeno quella che mi aspettavo io)ma ne arrivarono altre! – ad un certo punto, mi sono detta che, senz’altro, il Signore preparava altre cose per me. Le prime risposte che ottenni furono delle grazie per poter meglio sopportare la mia malattia, la grazia della Forza e della Gioia. Non una gioia continua, ma profonda, nel più profondo dell’anima; si potrebbe dire la punta suprema dell’Anima che, anche nei momenti più cupi, rimaneva in balìa della gioia di Dio. Io credo fermamente che la mano di Dio sia sempre rimasta su di me. Non ho mai nemmeno dubitato del Suo amore per me, nonostante questa malattia avrebbe potuto farmi dubitare dell’Amore di Dio per noi.

Da qualche mese, mio marito David ed io, abbiamo ricevuto una chiamata pressante per recarci a Medjugorje, senza sapere quello che Maria stesse preparando per noi, sembrava una forza assolutamente irresistibile. Questa forte chiamata mi ha molto sorpresa, soprattutto per il fatto che l’avessimo ricevuta in coppia, mio marito ed io, con la medesima intensità. I nostri figli, invece, sono rimasti del tutto indifferenti, sembrava quasi che fossero refrattari alla malattia quanto a Dio… Mi chiedevano continuamente perchè Dio concedesse la guarigione ad alcuni e ad altri no. Mia figlia mi diceva: „Mamma, perchè tu che preghi, non preghi per la tua guarigione?“. Ma io avevo accettato la mia malattia come un dono di Dio, dopo tanti anni di cammino.

Vorrei condividere con voi quello che questa malattia mi ha donato. Penso che non sarei la persona che sono ora, se non avessi avuto la grazia di questa malattia. Ero una persona molto sicura di me; il Signore mi aveva fatto dei doni dal punto di vista umano; ero un’artista brillante, molto fiera; avevo studiato l’arte della parola ed il mio percorso scolastico era stato facile e un pò fuori dal comune (…). Riassumendo, io penso che questa malattia abbia spalancato il mio cuore e schiarito il mio sguardo. Perchè questa è una malattia che tocca tutto il tuo essere. Ho perso veramente tutto, ho toccato il fondo sia fisicamente, spiritualmente e psicologicamente, ma ho potuto anche sperimentare e capire nel mio cuore quello che vivevano gli altri. La malattia mi ha dunque aperto il cuore e lo sguardo; io penso che prima ero cieca e ora posso vedere quello che gli altri vivono; li amo, ho voglia di aiutarli, ho voglia di stargli accanto. Ho potuto sperimentare anche la ricchezza e la bellezza della relazione con il prossimo. La nostra relazione di coppia si è approfondita al di là di ogni speranza. Non avrei mai potuto immaginare una tale profondità. In una parola ho scoperto l’Amore (…).

Poco prima della partenza per questo pellegrinaggio, abbiamo deciso di portarci anche i nostri due figli. Mia figlia mi ha quindi – posso dire „dato l’ordine“ – di pregare per la mia guarigione, non perchè lo volessi io o lo desiderassi, ma perchè lo voleva lei (…). Li ho così incoraggiati, sia lei che mio figlio, a chiederla loro stessi questa grazia, per la loro mamma e lo hanno fatto superando ogni loro difficoltà o rivolta interiore.

D’altra parte, per mio marito ed io, questo viaggio rappresentava una sfida inimmaginabile. Partire con due sedie a rotelle; non potendo rimanere seduta, occorreva una poltrona che potesse reclinarsi il più possibile, così ne abbiamo noleggiata una; avevamo un furgone non attrezzato ma delle „braccia volenterose“ si sono presentate a più riprese per portarmi, per uscire e poi rientrare…

Non dimenticherò mai la solidarietà che, per me, è il segno più grande dell’esistenza di Dio. Per tutti quelli che mi hanno aiutata non potendo io parlare, per l’accoglienza degli organizzatori, per ogni persona che ha avuto anche un solo gesto di solidarietà nei miei confronti, ho supplicato la Gospa di concedergli la sua benedizione speciale e materna e di restituirgli il centuplo di bene di quello che ognuno di loro aveva donato a me. Il mio più grande desiderio era di assistere all’apparizone di Maria a Mirjana. Il nostro accompagnatore ha fatto sì che mio marito ed io potessimo partecipare. E così ho vissuto la grazia che non potrò mai dimenticare: varie persone si sono alternate nel portarmi con la sedia-portantina nella folla compatta, sfidando le leggi dell’impossibile, affinchè potessi raggiungere il luogo dove sarebbe avvenuta l’apparizione di Maria (…). Una religiosa missionaria ci parlava, ripetendoci il messaggio che Maria aveva destinato soprattutto agli ammalati (…).

L’indomani, venerdì 3 agosto, mio marito si è incamminato per il monte della Croce. Faceva molto caldo ed il mio sogno più grande era di di poterlo accompagnare. Ma non c’erano portantini disponibili ed il mio stato era molto difficile da poter gestire. Era preferibile che rimanessi a letto… Ricorderò quel giorno come il „più doloroso“ della mia malattia… Nonostante avessi l’apparecchio per l’apparato respiratorio attaccato, ogni respiro mi risultava difficile (…). Anche se mio marito, era partito con il mio consenso – e non avrei mai voluto che rinunciasse – non riuscivo a compiere nessuna azione delle più semplici quale bere, mangiare o prendere le medicine. Ero inchiodata al mio letto…non avevo nemmeno la forza di pregare, faccia a faccia con il Signore…

Mio marito è rientrato molto felice, profondamente toccato da quello che aveva appena vissuto sul cammino della croce. Pieno di compassione nei miei confronti, senza che nemmeno dovessi spiegargli la minima cosa, aveva capito che il cammino della croce, lo avevo vissuto nel mio letto (…).

A fine giornata, nonostante la fatica e lo sfinimento, Pascale Gryson e suo marito si sono recati davanti a Gesù Eucarestia. La signora prosegue:
Sono partita senza il respiratore, perchè il peso di diversi kg di quell’apparecchio appoggiato sulle mie gambe, mi era diventato insopportabile. Siamo arrivati in ritardo…oso a malapena dirlo… alla proclamazione del Vangelo… (…). Al nostro arrivo, ho iniziato ad implorare lo Spirito Santo con una gioia inesprimibile. Gli ho chiesto di prendere possesso di tutto il mio essere. Gli ho espresso nuovamente il mio desiderio di appartenergli completamente nel corpo, nell’anima e nello spirito (…). La celebrazione è proseguita fino al momento della Comunione, che attendevo intensamente. Mio marito mi ha portata nella fila che si era creata sul retro della Chiesa. Il sacerdote ha attraversato la navata con il Corpo di Cristo, superando tutte le altre persone in attesa in fila, dirigendosi direttamente verso di noi. Abbiamo fatto la Comunione entrambi, gli unici della fila in quel momento. Ci siamo allontanati per lasciare il posto agli altri e perchè potessimo iniziare la nostra azione di grazia. Ho sentito un profumo potente e dolce (…). Ho sentito allora una forza attraversarmi da una parte all’altra, non un calore ma una forza. I muscoli inutilizzati fino a quel momento sono stati investiti da una corrente di vita. Ho detto quindi a Dio: „Padre, Figlio e Spirito Santo, se pensi di fare quello che io credo, e cioè di realizzare questo miracolo impensabile, ti chiedo un segno e una grazia: fai in modo che io possa comunicare con il mio sposo“. Mi sono girata verso mio marito e ho cercato di dirgli „senti questo profumo?“ mi ha risposto nel modo più normale del mondo „no, ho il naso un pò tappato“!allora gli ho risposto „ovvio“, perchè non sentiva la mia voce da un anno oramai! E per svegliarlo gli ho aggiunto „hey, sto parlando, mi senti?“. In quel momento avevo capito che Dio aveva compiuto la sua opera ed in un atto di fede, ho tirato fuori i miei piedi dalla poltrona e mi sono messa in piedi. Tutte le persone che mi erano intorno in quel momento, hanno realizzato quello che stava succedendo (…). I giorni seguenti, il mio stato è migliorato di ora in ora. Non ho più voglia di dormire continuamente e i dolori legati alla mia malattia hanno lasciato il posto a incurvature dovute allo sforzo fisico che non riuscivo più a compiere oramai da 7 anni…

„I suoi figli come hanno accolto la notizia?“, chiede Patrick d’Ursel. Risposta di Pascal Gryson:
Credo che i ragazzi siano molto felici ma bisogna però specificare che mi hanno conosciuta quasi solo in veste di malata e che ci vorrà un tempo di adattamento anche per loro.

Che cosa desidera fare ora nella sua vita?
E‘ una domanda molto difficile perchè quando Dio offre una grazia, è una grazia enorme (…). Il mio desiderio più grande, che è quello anche del mio sposo, è di mostrarci riconoscenti e fedeli al Signore, alla sua grazia, e per quanto ne siamo capaci, di non deluderlo. Quindi per essere veramente concreta, quello che mi sembra chiaro in questo momento, è che potrò finalmente prendermi la responsabilità di essere madre e sposa. E‘ prioritaria questa cosa.

La mia speranza profonda è quella di poter vivere allo stesso modo una vita di preghiera parallellamente a quella di vita incarnata, terrestre; una vita di contemplazione. Vorrei inoltre essere in grado di rispondere a tutte quelle persone che mi chiederanno aiuto, chiunque esse siano. E di testimoniare l’Amore di Dio nella nostra vita. E‘ probabile che altre attività mi si presenteranno davanti ma, ora come ora, non voglio prendere decisioni alcune senza un profondo e chiaro discernimento, aiutata da una guida spirituale e sotto lo sguardo di Dio.

Patrick d’Ursel ringrazia Pascale Gryson per la sua testimonianza, ma chiede che le foto che possono essere state scattate durante il pellegrinaggio, non vengano diffuse specialmente su Internet per salvaguardare la vita privata di questa mamma. E precisa: „Pascale potrebbe avere anche una ricaduta, perchè si sono già verificati eventi del genere. Occorre che siamo prudenti così come lo chiede la Chiesa stessa“.

Fonte: lalucedimaria.it

Messaggio dato al Bosco di Zaro il 26 Agosto 2015

Ho visto Mamma, tutta vestita di bianco, aveva i bordi del vestito dorati, una fascia azzurra in vita, sulle spalle un manto bianco che le scendeva fin giù ai piedi scalzi.
Sul capo aveva un velo bianco e la corona di dodici stelle, le mani erano giunte in preghiera.
Il suo viso era dolcissimo, ma triste, i suoi occhi velati di lacrime.

Sia lodato Gesù Cristo

Cari figli miei vi amo, vi amo immensamente, se solo sapeste quanto
e grande l’amore di Dio Padre per ciascuno di voi, se solo capiste che per Lui ognuno di voi figli è unico ed insostituibile come per una madre i propri figli, se solo capiste questo!
Figli miei, il Signore bussa come un mendicante alla porta del vostro cuore.
Cosa aspettate figli miei, cosa….?
Figli, molti sono i chiamati ma pochi sono gli eletti, ahimè figli miei troppo pochi sono coloro che dicono il loro si reale, forte e pronunciato con il cuore.
Figli miei, chiedete un segno, un segno per credere, un segno per capire, un segno per ogni cosa della vostra vita, ma quando i segni arriveranno per molti
sarà molto tardi.
Figli miei, imparate a pregare, a pregare con il cuore, con amore.
Figli, educate i bambini alla preghiera, insegnategli ad amare il Signore.
Figli miei, entrando in chiesa inginocchiatevi davanti al Santissimo,
deponete ai Suoi piedi ogni vostro fardello, ogni vostra ansia, preoccupazione, dubbio, ed Egli non tarderà a donarvi pace e serenità.
Figli miei, non mettete il vostro io al posto di Dio.
Figli miei, senza l’amore, la misericordia, la dolcezza di Dio Padre, voi non siete nulla, non potete nulla senza di Lui.
Vi amo figli miei e vi chiedo ancora preghiera, preghiera per la mia amata Chiesa, per i miei figli prediletti che sono i più tentati dal maligno; figli non sta a voi giudicare, il giudizio è solo di Dio Padre, voi pregate.
Adesso vi do la mia santa benedizione.
Grazie per essere accorsi a me.”