“L’Eucarestia solo in bocca”: aumentano i vescovi che ripristinano la vecchia prassi

Il vescovo della città di Oruro, Bolivia, il missionario polacco Krzysztof Białasik, si aggiunge ad una piccola pattuglia di alti prelati che stanno ripristinando un po’ d’ordine nella prassi per accostarsi alla Santa Eucarestia: domenica scorsa ha dichiarato che non permetterà più la ricezione dell’ostia sulla mano. Białasik ha detto di aver preso questa decisione dopo aver notato varie persone che non consumano subito la particola, ma apparentemente la portano via per motivi ignoti.

Il primo vescovo ad aver preso tale posizione fu Juan Luis Cipriani, di Lima, nel 2008, seguito da Malcolm Ranjith di Colombo (Sri Lanka) qualche anno dopo. Anche il recentemente scomparso mons. Rogelio Livieres, vescovo di Ciudad de Este (Paraguay), si era decisamente espresso contro la prassi dell’Eucarestia in mano, pur non promulgando un divieto formale. Altri vescovi, come Antonio Carlos Rossi Keller, brasiliano, o Eduardo Maria Taussig, argentino, e il nostro Carlo Caffarra di Bologna, nel recente passato hanno promulgato provvedimenti parziali nella stessa direzione.

Uno tra i primi prelati su questa linea fu il vescovo (oggi emerito) Juan Rodolfo Laise, di San Luis, Argentina, che nel 1996 si oppose – unico tra i suoi colleghi – all’indulto che in quell’anno venne concesso nel suo Paese (ricordiamo che la ricezione dell’Eucarestia in mano non è frutto di una riforma liturgica formale, ma una prassi che ha preso piede in varie aree del mondo e poi è stata di volta in volta “tollerata” con indulti ad hoc; ma, come molte cose che inizialmente vengono solo tollerate, è poi diventata predominante).

Certe comunità sono più solidamente concordi sulla linea tradizionale: per esempio la Conferenza Episcopale Nigeriana, che ha solo temporaneamente concesso per qualche mese, lo scorso anno, la ricezione in mano come misura precauzionale durante l’epidemia di Ebola, ma ha subito ripristinato la prassi tradizionale ad emergenza conclusa. Un chiaro sostegno a questa “revisione liturgica pratica” è stato Benedetto XVI, a partire dal 2008, con il suo esempio personale e con una raccomandazione per le messe papali a San Pietro, pur se spesso disattesa.

fonte: http://intuajustitia.blogspot.it/

San Raimondo Nonnato


Raimondo, detto Nonnato (cioè “non nato”, per il fatto di non essere stato partorito, ma estratto dal corpo dalla madre che era appena morta), nasce a Portell (Spagna) nel 1200 ma non si sa molto della sua vita.
Nella sua Catalogna libera dalla dominazione araba, Raimondo vive i tempi della Reconquista, cioè della riscossa guidata dalla coalizione dei re di Navarra, di Aragona e di Castiglia, che lascerà infine sotto controllo arabo soltanto il modesto regno meridionale di Granada.

Lui, però, non combatte in queste guerre. Verso il 1224 si arruola in un esercito tutto speciale: l’Ordine religioso della Mercede (detto anche dei Mercedari), fondato nel 1218 dal suo amico Pietro Nolasco con uno scopo principale: il riscatto e la formazione religiosa e morale degli schiavi nelle regioni spagnole ancora occupate dagli Arabi. Riscatto in senso letterale: i Mercedari, infatti, pagano una somma per liberare gli schiavi e li riportano nei luoghi d’origine, dedicandosi pure all’assistenza e all’istruzione religiosa di questi infelici.

Svolge la sua missione in Africa, dove si consacra alla liberazione e alla conversione degli schiavi: egli stesso è ridotto in schiavitù, ma viene liberato.
Ritrovata la libertà, torna in Catalogna, dove l’avventura africana lo ha reso popolarissimo; già gli si attribuiscono miracoli.

Papa Gregorio IX (Ugolino dei Conti di Segni, 1227-1241) nel 1239 lo nomina cardinale, chiamandolo a Roma come suo consigliere.
Raimondo incomincia appena il viaggio nell’estate del 1240 ma a Cardona, presso Barcellona, è bloccato da violente febbri, che troncano la sua vita, il 31 agosto, ad appena quarant’anni.
Si narra che prima di morire ricevette la comunione dalle mani di Gesù.

Il culto tributatogli dai fedeli sin dalla morte, ottenne l’approvazione pontificia solo con Pp Urbano VIII (Maffeo Barberini, 1623-1644) il 9 maggio 1626.

Pp Alessandro VII (Fabio Chigi, 1655-1667) ordinò, il 7 agosto 1657, che il suo nome venisse incluso nel Martirologio Romano e Pp Clemente IX (Giulio Rospigliosi, 1667-1669) volle che il suo culto venisse esteso a tutta la cattolicità (13 agosto 1669).

Il 10 marzo 1681 il Beato Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi, 1676-1689) fissò la sua memoria liturgica al 31 agosto (dies natalis).

Date le condizioni in cui è nato, S. Raimondo è considerato anche il patrono delle ostetriche.

Significato del nome Raimondo : “intelligenza protettrice” (tedesco).

Gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui

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A Nazareth, di sabato, nella sinagoga, Gesù si alzò a leggere. Aperto il rotolo del profeta Isaia, trovò il passo dove era scritto: “Lo spirito del Signore Dio è su di me
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 61,1). Non è certo dovuto al caso, bensì all’intervento della divina Provvidenza, il fatto che Gesù abbia aperto quel rotolo e trovato nel testo il capitolo che profetizzava a suo riguardo. Se è scritto: “Un passero non cade a terra senza che il Padre lo voglia… i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Mt 10, 29-30), poteva forse essere dovuta al caso la lettura di quel testo, che esprimeva precisamente il mistero di Cristo? Infatti, quel testo ricorda Cristo … Poiché, dice Gesù: “Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio”. “I poveri” designa i pagani. Infatti erano poveri, essi che non avevano assolutamente nulla: né Dio, né Legge, né profeti, né giustizia, né alcun’altra virtù. Per questo motivo Dio l’ha mandato come messaggero ai poveri, per annunziare loro la liberazione, “rimettere in libertà gli oppressi”. … C’è forse un essere più oppresso dell’uomo prima che venga liberato e guarito da Gesù?

“Dopo aver letto questo e arrotolato il libro, Gesù si sedette; gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui”. Ma anche ora, se lo volete…, nella nostra assemblea, potete anche voi tenere gli occhi fissi sopra di lui. Dirigete lo sguardo del vostro cuore verso la contemplazione della Sapienza, della Verità, del Figlio unigenito di Dio, e avrete “gli occhi fissi su di lui”! Beata quell’assemblea della quale la Scrittura attesta che gli occhi di tutti stavano “fissi sopra di lui”! Quanto vorrei che la vostra assemblea potesse ricevere una simile testimonianza! Tutti, catecumeni e fedeli, donne, uomini e bambini, abbiano gli occhi del cuore occupati a guardare Gesù! Quando lo guarderete, la sua luce renderà il vostro viso più luminoso e potrete dire: “Signore, hai fatto risplendere su di noi la luce del tuo volto” (Sal 4,7 LXX).

Vangelo di Lunedì 31 Agosto 2015

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Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 4,13-18.
Non vogliamo poi lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza.
Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui.
Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti.
Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo;
quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Salmi 96(95),1.3.4-5.11-12.13.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra.
In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dei.
Tutti gli dei delle nazioni sono un nulla,
ma il Signore ha fatto i cieli.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude;
esultino i campi e quanto contengono,
si rallegrino gli alberi della foresta.

 

Esultino davanti al Signore che viene,
perché viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e con verità tutte le genti.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 4,16-30.
In quel tempo, Gesù si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.
Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.
Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».
Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».
Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.
Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;
ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;
si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.
Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.