I sette peccati contro l’Eucaristia che pochi conoscono

 

Perché sia salda la chiarezza della fede nella Presenza eucaristica e indiscussa la fedeltà a tale Presenza, ricordiamo la denuncia già fatta dei sette peccati contro la Santissima Eucaristia.

1. Non creder nella Messa come sacrificio, ma celebrarla solo come convito fraterno, come invito alla festa e alla gioia, non alla preghiera e di ringraziamento e alla penitenza.

2. Negare la partecipazione all’offerta cruenta della Croce sacramentalmente rapresentata sull’altare nella celebrazione di ogni messa.

3. Non credere che le parole della consacrazione producono la vera, reale, sostanziale presenza di Gesù Cristo sotto le specie eucaristiche, ritenendo tale presenza solo simbolica.

4. Non curarsi di briciole e frammenti del pane consacrato caduti durante la celebrazione, non considerandoli più materia del sacramento.

5. Non inginocchiarsi durante la Consacrazione, né davanti al tabernacolo, poiché l’Ostia sarebbe solo un simbolo e non il vero Corpo di Cristo.

6. Giudicare superflua la Confessione sacramentale prima di comunicarsi, anche in stato di peccato mortale, perché sarebbe sufficiente amare Cristo, fidarsi dei suoi meriti e rimettersi alla misericordia del Padre. Con la conseguente moltiplicazione dei sacrilegi.

7. Ritenere che basti la recita del Confiteor per ottenere il perdono dei peccati mortali, dimenticando che Gesù ha detto ai suoi apostoli: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv. 20)

Vangelo di Lunedì 28 Settembre 2015

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Libro di Zaccaria 8,1-8.
In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore:
“Così dice il Signore degli eserciti: Sono acceso di grande gelosia per Sion, un grande ardore m’infiamma per lei.
Dice il Signore: Tornerò a Sion e dimorerò in Gerusalemme. Gerusalemme sarà chiamata Città della fedeltà e il monte del Signore degli eserciti Monte santo”.
Dice il Signore degli eserciti: “Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità.
Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno sulle sue piazze”.
Dice il Signore degli eserciti: “Se questo sembra impossibile agli occhi del resto di questo popolo in quei giorni, sarà forse impossibile anche ai miei occhi?” – dice il Signore degli eserciti -.
Così dice il Signore degli eserciti: “Ecco, io salvo il mio popolo dalla terra d’oriente e d’occidente:
li ricondurrò ad abitare in Gerusalemme; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, nella fedeltà e nella giustizia”.

Salmi 102(101),16-18.19-21.29.22-23.
I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.

Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte.

I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.
Perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 9,46-50.
In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:
«Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci».
Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me

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Dice la Scrittura: “I suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio, così vi consolerò” (Is 66, 12-13). La madre attira a sé i suoi figli e noi cerchiamo nostra madre, la Chiesa. Ogni essere debole e delicato, che ha bisogno di aiuto per la sua debolezza, è grazioso, mite, incantevole; Dio non rifiuta di aiutare un essere così giovane. I genitori prestano una tenerezza particolare ai figli… Così, il Padre di ogni creatura accoglie coloro che si rifugiano presso lui, li rigenera con lo Spirito e li adotta come suoi figli; conosce la loro mitezza e li ama, li soccorre, li difende; per questo li chiama figlioli (cfr Gv 13,33).…

Lo Spirito Santo, parlando per bocca di Isaia, attribuisce al Signore stesso il termine di bambino: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio…” (Is 9,5). Chi è dunque questo bambino, questo neonato, a immagine del quale noi siamo dei bimbi? Per bocca dello stesso profeta, lo Spirito ci descrive la sua grandezza: “Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace”(v. 6).

Oh che grande Dio! Oh bambino perfetto! Il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio. Potrebbe forse non essere perfetto quanto ci insegna questo bambino? Riunisce tutti noi, i suoi bimbi, per guidarci. Ha steso sopra di noi le sue mani, e noi vi abbiamo messo tutta la nostra fede. A questo bambino anche Giovanni Battista rende testimonianza: “Ecco, dice, l’Agnello di Dio” (Gv 1,29). Poiché la Scrittura chiama agnelli i fanciulli, egli ha chiamato “agnello di Dio” il Verbo di Dio che per noi si è fatto uomo e ha voluto essere in tutto simile a noi, lui, il Figlio di Dio, il figlio del Padre, il suo bambino.

San Venceslao Duca di Boemia e martire


Venceslao (Václav in lingua ceca) nasce a Stochow (Praga) nel 907 (?); è figlio di Vratislav duca di Boemia. Perde il padre, quando era in giovanissima età, e gli succede nel governo, sia pure con la reggenza di sua madre Drahomira. È cristiano, educato dalla nonna paterna Ludmilla, che la Chiesa venera come santa, uccisa, a causa della sua fede, per ordine della nuora Drahomira, madre di Venceslao. Questi, rispetto ai prìncipi del tempo, è tra i più colti ed ha studiato anche il latino.

Una volta assunto il potere effettivo, Venceslao si adopera per la cristianizzazione del Paese, chiamandovi missionari tedeschi, perché questo fa parte della sua linea generale di governo: avvicinare la Boemia all’Europa occidentale e alla sua cultura (anche se non mancano conflitti con regnanti germanici).
La tradizione fa di lui un modello del coraggio : durante la lotta contro un duca boemo, Venceslao gli propone di risolvere la controversia con un duello tra loro due, in modo da non sacrificare tante vite di soldati; e il nemico si riconcilia con lui. La sua giovane età e il suo stile ne fanno un modello per molti suoi sudditi ma Venceslao dovette anche scontrarsi con quella parte di nobiltà, che insieme alla madre Dragomira e al fratello minore Boleslao, era rimasta pagana.

Di qui, una congiura per ucciderlo, dando tutto il ducato boemo al fratello. Questi, non osando aggredire Venceslao in Praga, lo invita nel suo castello di Stará Boleslav. Si pensa di ucciderlo durante il pranzo ma certe parole di Venceslao fanno temere che abbia scoperto il complotto. Lo si aspetta, allora, quando va in chiesa (da solo, come sempre) per recitarvi la preghiera delle Ore e qui viene assassinato. Una leggenda dice che Boleslao tentò per primo di colpirlo, ma Venceslao reagì buttandolo a terra e facendogli cadere la spada che, poi, generosamente, raccolse e restituì al fratello in segno di perdono: un grande ed ultimo gesto di grandezza. Ma i sicari di Boleslao lo colpirono a morte tutti insieme : era il 28 settembre 935 a Starà Boleslav (nell’attuale Repubblica Ceca).

Si racconta che Venceslao, mentre moriva, avrebbe detto “nelle tue mani, Signore, raccomando l’anima mia”. Una leggenda agiografica narra che il suo sangue sarebbe rimasto sparso sul pavimento in legno e nessuno sarebbe riuscito a lavarlo.

Il corpo fu poi portato a Praga e sepolto nella chiesa di S. Vito. Già nel X° sec. Venceslao fu oggetto di culto, e nel secolo successivo diventò il simbolo dello Stato boemo.
Più tardi la Chiesa scriverà il suo nome nel Martirologio Romano, venerandolo come martire per la fede.
Attualmente è il patrono della Repubblica Ceca, della Slovacchia e della Boemia.

C’è un luogo d’Europa che appartiene alla memoria di tutto il mondo, insieme ad una data: 1968 – Piazza S. Venceslao di Praga -. Essa ricorda, in effetti, “la primavera”, col grido del popolo ceco per la libertà, e poi il lutto per l’invasione comunista del Paese, nell’estate dell’oppressione.
Le gioie e i dolori di tutti si esprimevano qui, intorno alla statua di S. Venceslao, eretta alla fine dell’Ottocento.

Significato del nome Venceslao : “che ha più grande gloria” (slavo).